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Ringiovanire con l'ayurveda, dove l’unicità del benessere è la visione olistica dell’individuo


Lo specchio autunnale è il più crudele. L'effetto vacanza è svanito da un pezzo e la vita normale - con la sua morsa di stress, stanchezza e abitudini intossicanti - incide segni visibili. È il momento giusto per una fuga rejuvenating. Io ho scelto la via naturale dell’ayurveda, la medicina più antica del pianeta che, già 5.000 anni fa, vedeva nel detox olistico la soluzione contro malattie e invecchiamento. Per provarne gli effetti rigeneranti, ho scelto Somatheeram, la prima clinica ayurvedica trasformata trent'anni fa in un wellness resort, pluripremiata meta di occidentali stressati e celebrities di tutto il mondo (da Madonna alla regina di Norvegia, dagli attori di Bollywood ai cantanti nostrani, ultima Alessandra Amoroso)

Kerala, l’Ayur-paradise

Arrivo nel cuore della notte all’aeroporto di Trivandrum. E l’aria intrisa di spezie e gelsomino notturno mi dà il benvenuto in Kerala, lo stato più a sud dell’India, e il più green e incontaminato. Anche per il suo clima temperato, compreso tra 22 e 33 gradi tuto l’anno, è il tempio dell’ayurveda: un susseguirsi di foreste vergini e palmeti, ricchissimo d’acqua e privo d’inquinamento. Attraversiamo piccoli villaggi, superando tuk tuk e camion carichi di pescatori che si apprestano a uscire in mare. E quando si apre il grande cancello in legno del Somatheeram, sotto il cielo stellato, mi sembra di entrare in un altro mondo. Dormo un paio d’ore e poi si comincia.

Vatha, Pitta o Kapha?

Il mio primo contatto, come per ogni ospite, è il medico. Vengo assegnata a Devi Chandrika, una dottoressa con folta treccia argentata e sguardo guizzante pieno di humour con cui mi assicura che una vita sessuale vivace è un toccasana, anche in caso di colesterolo alto. Oltre alle informazioni di prassi su malattie e abitudini di vita, per l’ayurveda conta l’osservazione del paziente: non solo il polso, l’iride, le unghie e la lingua, ma anche come parla e si muove. Sono gli indizi per individuare il dosha, la costituzione psicofisica di ogni individuo. Sono tre - Vatha, Pitta o Kapha - e dal responso dipendono le terapie e anche l’alimentazione. Tutte le bevande e i piatti del buffet al ristorante (oltre 120 specialità vegetariane, ma si possono ordinare carne o pesce), riportano il dosha per il quale sono indicati. Scopro di essere Kapha-Pita. E in un attimo mi trovo tra le mani il programma rejuvenating della settimana: nomi irripetibili per descrivere l’esperienza multisensoriale più intensa che abbia mai provato.

Passami l’olio

Per la medicina ayurvedica il massaggio ha un ruolo primario. «Perché agisce sulla pelle, l’organo più esteso e importante», spiega la dottoressa Chandrika. «Non solo ne migliora la circolazione e il tono, ma scioglie e ridistribuisce la vitamina D, che si accumula sottopelle». ll trattamento base, che fanno tutti perché inizia a smuovere le tossine, è il massaggio a quattro mani con olio caldo. Si comincia da seduti, con sfregamenti ossigenanti su testa e spalle. Poi ci si sdraia supini su un lettone in legno e due terapiste, con le mani a cucchiaio, prelevano l’olio di sesamo da una ciotola riscaldata e lo fanno scorrere ritmicamente dalle spalle ai piedi; quindi ci si gira sulla pancia, ma anche sui due lati del corpo. Sarà il jet lag, ma perdo in fretta i contatti con la realtà. E quando dopo un’ora riapro gli occhi mi sento leggera come una piuma. Torno al mio cottage in semi trance, con un turbante di cotone bianco in testa e una vestaglietta verde, la divisa di tutti gli ospiti. Ma anche la regina della Norvegia andava in giro così? Mi assicurano di sì.